La custode di parole by Jennifer Twice & Alric Twice

La custode di parole by Jennifer Twice & Alric Twice

autore:Jennifer Twice & Alric Twice [Twice, Jennifer & Twice, Alric]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-03-02T12:00:00+00:00


Capitolo 42

UNA BREVE PARENTESI

Il profumo del fiore d’arancio: lo sento come se qualcuno avesse appena sfornato una torta fragrante vicino a me o se stessi annusando le lenzuola di mia madre. Tengo gli occhi chiusi per assaporare questa essenza divina. Anche il mio giaciglio mi sembra meno spartano. Il materasso ha preso la forma del mio corpo. Le coperte, che quando mi sono coricata pizzicavano, ora mi accarezzano le gambe.

Mi godo questi ultimi istanti prima che Killian mi venga a svegliare con la sua proverbiale delicatezza. La luce ambrata dell’alba filtra attraverso i vetri sudici e mi colpisce le palpebre. La mia pelle, come quella di un frutto maturo, si impregna di un dolce calore. Vorrei rimanere qui a crogiolarmi ancora a lungo, ma l’ozio non è previsto nelle giornate di una Custode di Parole. All’improvviso sento una presenza al mio fianco. Ecco il segnale: devo rinunciare a questo raro momento di relax. Gonfio le guance e sbuffo per dimostrare la mia assoluta mancanza di motivazione.

«D’accordo, Nightbringer! Ora mi alzo!»

Le palpebre impastate dal sonno si alzano e… per l’emozione cado all’indietro e sbatto la testa contro il muro. Le labbra scarlatte di Cassandra, seduta sulla sponda del letto, mi sorridono. I suoi occhi, di un azzurro che farebbe invidia persino al cielo mattutino di Hélianthe, catturano il mio sguardo. Il vestito color porpora, che le fascia le curve alla perfezione, le copre le gambe e si spande ai suoi piedi come una pozza di sangue. Il velluto è decorato da ricami sottili che mi ricordano le radici di un albero. I suoi avambracci sono avvolti in polsini dorati. E i suoi capelli color dell’ebano sono impreziositi da una tiara, dove piume d’oro sostituiscono le foglie di alloro.

«Scelta interessante» dice con voce limpida.

«Come?»

Con un gesto disinvolto la Tutrice indica la stanza, tutto intorno. Sconvolta, capisco dove mi trovo. Le vecchie travi, il tetto basso e inclinato, il canto degli uccelli, i glifi appesi alle pareti uno sopra l’altro: la mia camera, nella casa di campagna dei miei genitori.

Lascio il mio letto, proprio il mio letto, e comincio a tastare tutti gli oggetti a portata di mano per essere sicura che esistano davvero. Il legno, la pergamena e persino il cuscino conservano gli odori dei miei ricordi. Cassandra attende paziente, ma si alza per far uscire la colomba dalla sua gabbia e accarezzarla. I suoi tacchi sfiorano delicati il pavimento. Mi soffermo un attimo su questa immagine quasi irreale. Ai piedi della Tutrice dei rami di rosa rossa attraversano il pavimento.

Dai muri si levano dei mormorii. Anzi, dentro i muri. Non capisco una parola. Con uno scricchiolio sinistro, le pareti cominciano a curvarsi e a deformarsi, come se dei volti senza lineamenti volessero uscirne. Cassandra non sembra notare nulla di strano, o almeno non lo dà a vedere. La colomba tra le sue dita affusolate ha smesso di tubare, e le sue piume, di solito candide, ora sono macchiate di sangue.

Vedo delle sagome incappucciate, inizialmente confuse. Hanno la consistenza del legno. Poi attraversano i muri e assumono un aspetto umano.



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